L'anima Silente - Il Sassoferrato e l'eredità di Raffaello
Massimo Pulini - Alberto Marchesin
Questa “Madonna dei Garofani” deriva da un prototipo di Raffaello di cui esistono innumerevoli copie, e pur essendo ancora dibattuta tra gli specialisti la redazione capostipite, la più accreditata è quella conservata presso la National Gallery di Londra. Al modello cristallino del Sanzio è infatti esplicitamente ispirata l’opera in parola, ma nel trattamento vi è aggiunto un rincalzo d’ombra che rende le forme più tornite e aggettanti che ne rivela la fattura seicentesca. Quel che nella tavola di un secolo prima è filiforme e disegnato, nella piccola tela si modella infatti in una unità fisica tra le figure, gli oggetti e lo spazio e pure il timbro cromatico mostra una smaltatura apertamente più moderna. Possiamo in ogni caso affermare che nessun intento di falsificazione temporale si trovi a monte di quest’opera, semmai vi si individua un raffinato esercizio, come dire, di simultanea e doppia devozione, che da una parte si rivolge al tema sacro e dall’altra rende onore al pittore che da quella scena, intrisa di tenerezza, ha saputo coniare un’icona imperitura. La formazione classicista di matrice bolognese che l’autore di questa rilettura, Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato (1609 - 1685), coltivò presso la bottega romana del Domenichino, vedeva nella misura estetica e sentimentale di Raffaello un punto di riferimento assoluto, una stella polare per la propria navigazione a ritroso. Frequentare allora le invenzioni più raffinate del genio urbinate, negli anni Trenta del XVII secolo, cioè nella piena insorgenza del barocco, equivaleva a risalire una corrente di pensiero che si trovava in aperta opposizione rispetto a tutte le urgenze di novità che stavano investendo il mondo dell’arte. Per il Sassoferrato si trattava di un lucido progetto di resistenza, un programma estetico e spirituale insieme, che ponendo nuova considerazione sull’alfabeto formale del primo umanesimo ne rivelava una nuova fertilità mettendolo a dimora nel mondo cattolico riformato.
Massimo Pulini (Cesena 1958) Pittore, scrittore e storico dell’arte, titolare della cattedra di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e del corso di Arte e Mercato alla Sapienza di Roma. Ha tenuto esposizioni presso le Saline Royale di Besançon (1997), la Galleria Nazionale di Parma (1999) e l’Istituto italiano di Cultura a Londra (2004). A lui si devono i cataloghi ragionati di Andrea Lilio (2003), di Ginevra Cantofoli (2006), di Razzani, Serra e Savolini (Tre artisti nella cesena del Seicento, 2021) e dell’ultimo dei caravaggeschi Bartolomeo Mendozzi (2022). Curatore di varie mostre monografiche di artisti del Seicento (Guercino, Cantarini e Sassoferrato), ha pubblicato numerose raccolte di saggi (La coperta del Tempo) e due romanzi (Gli inestimabili e Mal’occhio). È tra i fondatori della Biennale Disegno Rimini.
Formato: 20x30 cm - cartonato
Pagine: 64
Lingua: italiano
Isbn: 9788867264452