Gio Urbinati - Diario di una alchimia
con testi in catalogo di A. Bernucci, G. Conti, S. Foschini, R. Giannini, A. Giovanardi, E. Grassi, G. Milantoni
L'idea del tempo pare sfuggita al calcolo degli orologi per Giò Urbinati. Forse la ragione di questo stato era nel suo vivere in uno speciale scambio fisiologico ed emotivo con la creta, ininterrotto.
Con una continuità che trasformava la vita in eccitazione creativa, mentre il quotidiano veniva intriso di energia e poesia. La sua è stata una simbiosi con la ceramica duratura e insuperata. Una storia professionale che si è rigenerata di continuo, facendosi sempre testimonianza del presente.
Gio ha trovato nel corso del tempo e in autonomia la chiave per darsi le sue più intime ragioni nel processo plastico. Questo suo calarsi nell'avventura della materia con una complicità quasi genetica, palesemente erotica e dirompente, alla ricerca di una autenticità di forme e di pensieri, ha radici lontane, alimentata dal suo stesso raccontarsi, tra istintiva capacità ed ebbrezza nello scoprirsi abile con l'argilla. Nel suo grande laboratorio - spazio comunitario e al tempo esclusivo - Gio Urbinati solleticava, ironico e sornione, i suoi interlocutori, con racconti carichi di saperi. Amava spesso ricordare che il sodalizio tra la ceramica e l’arte sprofonda nella notte dei tempi.
Si trattava – diceva - di un’amicizia remota, nata ancor prima del neolitico, e questa fusione antica di acqua, terra, fuoco, evoluta attraverso modalità sperimentali, accidentali, tecnologi che, apparteneva, secondo Giò, a ogni ceramista. Le bramava tutte, quelle modalità, e non c’era processo di cottura che non avesse avvicinato o studiato. Al di là delle retoriche sapienziali legate alla artigianalità del lavoro di ceramista, Giò è riuscito a vantare per oltre mezzo secolo una pratica di bottega che non ha mai cessato di coltivare, creando in questa nostra provincia, con allievi e appassionati, una sorta di avamposto culturale per il confronto e la sperimentazione.
Gio Urbinati iniziò l'attività di ceramista nel 1965 a Rimini presso l'atelier “Ceramica Stella Alpina”. Nel 1969 aprì la sua prima bottega a Rimini e intraprese la sua ricerca sulla materia, sugli smalti e sulle cotture a lustro. Modellò e cosse ogni tipo di terra, argilla, gres, porcellana, perfino la terra del suo giardino. Dal suo incontro con Tonino Guerra nel 1988 ebbe inizio una collaborazione che sfociò nel 1990 nell'allestimento della mostra “La Cattedrale dove va a dormire il mare” alla chiesa sconsacrata di Budrio. Nel 1991 realizzò a Bascio Alta, vicino a Pennabilli, il "giardino pietrificato" da un'idea di Tonino Guerra: sette tappeti di ceramica ognuno dedicato a un personaggio storico importante per l'Alta Valmarecchia. Sempre in collaborazione con Tonino Guerra, creò nel 1995 all'interno dell'Orto dei Frutti Dimenticati di Pennabilli, "l'Arco delle favole per gli occhi dell'infanzia". Nel 2003 elaborò la Grande Foglia per il Palazzo Mareo, il palazzo costruito da Massimiliano Fuksas a Rimini Marina Centro. Nel 2011 espose nel museo della Città di Riminipresentando la produzione degli ultimi 30 anni. Alcuni suoi lavori sono presenti alla galleria NerA ContemporaneA di Bologna, al Museo internazionale delle ceramiche in Faenza, al Museo Civico di Gualdo Tadino, al Museo Civico di Pesaro, al Museo delle ceramiche di Castelli e ai Musei Vaticani.
Collana: NFC Edizioni
Formato: 24x28 cm
Pagine: 240
Lingua: italiano
Prezzo: € 48,00
ISBN: 9788867264599
DISPONIBILE DA NOVEMBRE 2024