Camei - Una rapsodia di montagna - Lucia De Bortoli

Camei - Una rapsodia di montagna - Lucia De Bortoli

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La vita negli anni cinquanta non è facile, soprattutto in montagna dove il tempo sembra essersi fermato, le donne si ricordano di essere tali solo nel momento del parto e gli uomini sono duri come la pietra. In un piccolo paese tra i monti arriva Alda, una ragazza di città, che per sfuggire alle malelingue sposa Efrem per corrispondenza. Considerata dagli abitanti una forestiera, picchiata e umiliata dal marito, alla fine trova la forza per ribellarsi. Dal matrimonio nascono Dina, Alfea e Pietro i quali, in modi diversi, risentono di un passato difficile che li segna profondamente e cui ognuno di loro cerca di sfuggire: Dina, la maggiore, diventa una prostituta inseguendo soldi e amore, Alfea cerca invano la felicità in un matrimonio convenzionale e Pietro, dopo una giovinezza sregolata, trova la sua stabilità vendendo scarpe usate al mercato. Sullo sfondo una madre con la quale i protagonisti cercano di fare i conti fino alla fine. Si arriva così agli Anni ’80 e sembra non esserci pace per nessuno dei personaggi narrati.


Il romanzo inizia così:

«Alda stava aspettando solo da dieci minuti e già batteva i piedi sulla banchina impiastricciata di neve e fango. Le scarpe con il tacco erano troppo leggere per quel posto. Non era preparata. Erano quelle della domenica, quando andava a messa accompagnata dei suoi genitori che, come gendarmi, la seguivano ovunque. Si guardò intorno e dalla pensilina vide le montagne bianche e accavallate l'una sull'altra come escrescenze fuoriuscite dalla terra prima ancora che lei nascesse, prima che tutti gli uomini nascessero. Un brivido le punse il collo e si arrotolò più stretta la sciarpa. 

Efrem la fece aspettare più di mezz'ora, tempo durante il quale Alda avrebbe voluto tornare indietro, abbracciarlo, risalire in treno, uscire dalla stazione e vedere la sua nuova futura città, scappare di nuovo senza sapere dove. 

«È molto che aspetti?» le chiese lui da dietro. 

Alda si voltò di scatto, congelata fin dentro il cuore, con mani e piedi ormai insensibili e le ginocchia bloccate come cingoli arrugginiti, lo guardò abbozzando un sorriso: «No, sono appena scesa» rispose.»

Lucia de Bortoli è nata a Treviso nel 1972, dopo una Laurea in Lettere Moderne all’Università Ca’ Foscari di Venezia si è dedicata al lavoro e alla famiglia. Ora fa l’imprenditrice. Ha seguito, tra gli altri, alcuni corsi di scrittura con la Holden di Torino e con la Bottega di Narrazione. Cura il blog letterario https://ilviaggiodianna.net/ Questo è il suo primo libro.

Formato: 15x22 cm 

Pagine: 128

Illustrazioni: Maria Panizza

ISBN: 9788867264797


Customer Reviews

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V
Valerio Di Marco
Una rapsodia di montagna

La premessa e la cosa più importante è che il libro mi è certamente piaciuto pur non essendo, come tipologia, tra i libri che io (uomo abbastanza paleolitico come gusti) prediligo leggere. Tra i motivi per cui il libro mi è piaciuto ve ne sono almeno tre, che secondo me sono delle ottime qualità del libro.
Innanzitutto, il libro è scritto benissimo, con uno stile sobrio e lineare, ma anche molto leggero, di facile lettura, senza inutili sofismi o acrobazie sintattiche.
In secondo luogo, mantiene sempre un vivo interesse, risultando appassionante, imprevedibile e non banale. Avendolo letto durante le sere prima di addormentarmi, considero un gran merito del libro (o demerito, dipende dai punti di vista 😊) il fatto che io non abbia mai preso sonno durante la sua lettura.
In terzo luogo, ha il merito di porre l’accento su aspetti della nostra storia italiana, poco noti al grande pubblico, che riguardano i paesi più poveri e montanari, nei quali sicuramente dominavano patriarcato, miseria e maltrattamenti.
Mi permetto di segnalare anche alcune cose che secondo me sono dei difetti, ma magari sono volute e per altri lettori meno paleolitici di me sono dei pregi.
Non mi è piaciuta la fine del libro, in cui forse troppo viene lasciato in sospeso.
Inoltre, alcuni passaggi della trama mi sono rimasti oscuri; ad esempio, non mi è chiaro cosa è successo ad Alda dopo aver ucciso il marito (mi sarei aspettato l’imprigionamento). Anche alcuni collegamenti forse erano così sottointesi da risultare difficili da cogliere; ad esempio, solo dopo averci rimuginato ho capito che le scarpe che Pietro regala all’amica di Dina erano quelle con cui sua madre era arrivata in paese (sicuramente colpa mia che avevo trascurato il dettaglio della descrizione delle scarpe, ma forse un accenno più esplicito poteva essere fatto).
Efrem e Fabio sono persone ripugnanti o comunque totalmente sgradevoli, mentre Pietro e tutte le protagoniste femminili sono persone positive pur coi loro difetti. Forse si poteva essere più sfumati, magari dando a Efrem e Fabio anche qualche lato positivo.
Infine, nella trama scritta in copertina una delle figlie di Alda viene nominata come “Alfea”, ma nel libro si chiama Teresa o ricordo male?

M
Maria Panizza

Molto bello, scritto bene. Si divora.

E
Elisa Foglia
Camei

Narrazione efficace e di grande impatto emotivo. Ben scritto. Bellissime le illustrazioni.


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