TARIN 2024
Pin-up. Significa “da appendere”.
Ragazze da appendere. Ora con quel termine pensiamo a ragazze in carne ed ossa.
Sexy, magari che strizzano l’occhio. E lo stereotipo è ovviamente alla base di questa espressione, perché un presidente degli Stati Uniti usò manifesti “da appendere” per pubblicizzare le attività dello Zio Sam e convincere i giovani americani ad arruolarsi e combattere durante la Prima Guerra Mondiale.
Sesso e guerra. Erotismo e violenza. Che binomi. I calendari sono nati lì.
Oggi però arriva Tarin e trasforma il calendario in un oggetto di congedo, più che di arruolamento:
le figure nella sua fotografia infatti più che coscrivere licenziano.
Sono donne che sfidano senza alcuna voglia di convincere.
Tarin capovolge la condizione e mette a nudo un sistema ritraendo il nudo di quei corpi.
Disarma il vezzo autoritario e sfruttatore facendo il suo gioco,
fa esplodere lo stereotipo interpretandolo, deprezzando la “virilità” fino a farla rimpicciolire e rimpicciolire e rimpicciolire ancora. Perché quelle donne sanno abitare il proprio corpo senza bisogno di istruzioni.
Niente “Pin-up”.
Questo calendario non si appende.
Ti appende.
di Nicolas Ballario